Lo spettacolo è il frutto di un lungo laboratorio teatrale, un modo di spiegare il teatro, di “fare” teatro attraverso le idee, gli esercizi, i giochi, la musica, il movimento, recuperando la spontaneità gestuale, il potenziamento delle capacità di comunicare con gli altri e di socializzare.
Un grande progetto realizzato con i ragazzi dell’Istituto omnicomprensivo “Spaventa” di Città Sant’Angelo.
Lo spettacolo è il frutto di una scelta fatta con i ragazzi, perché in un mondo che urla e strepita e ci propone la forza della rabbia come risoluzione delle contese, Odisseo è l’esempio di come con la forza dell’intelligenza si possano affrontare i conflitti e superare le situazioni difficili.
Nonostante tutte le difficoltà che affronta il mondo della scuola oggi, il progetto “Oikos” rappresenta un’opportunità di formazione attraverso le pratiche di laboratorio teatrale per le giovani generazioni.
L’anima del principio pedagogico del laboratorio è il desiderio di stare insieme, di raccontarsi più che mostrarsi, di mettersi alla prova, di navigare insieme per scoprirsi e scoprire altri orizzonti possibili, di affrontare insieme paure, giudizi e conflitti con una metodologia che tende, attraverso stimoli precisi, a rendere ciascuno degli allievi protagonista del proprio percorso e il regista Mario Fracassi e la coordinatrice Mirella Clemente come accompagnatori e facilitatori, disponibili a navigare con i ragazzi tra i moti calmi e ondosi del lavoro teatrale, tra scoperte e frustrazioni, tra le bonacce e tempeste della crescita.
L’Odissea è il viaggio che ogni essere umano fa nel corso della vita. È il poema che ci ha permesso di interrogarci sui percorsi che segnano il destino, dove il motore di tutto è il movimento verso la propria origine. Dall’incontro con figure umane e sovrumane, ninfe e mostri, pretendenti e mendicanti nasce uno spettacolo ricco di evocazioni fantastiche legate al mito ma anche di riflessioni sulla condizione dell’uomo-eroe.
Di Odisseo, Penelope e Telemaco si scopriranno i lati più teneri e fragili, i loro difetti, le loro imperfezioni. In una scena senza tempo, tra i resti di un passato remoto e gli occhi degli uomini d’oggi si racconta il viaggio di un uomo umiliato, abbandonato dagli dei, straniero in ogni terra.
Terminata la guerra di Troia – con la vittoria dell’esercito Acheo – tutti i sopravvissuti, ormai da tempo, sono tornati alle loro terre, alle loro famiglie, alla loro storia quotidiana; tutti tranne uno: Ulisse.
Nella sua reggia questa assenza determina uno stravolgimento dell’ordine dato: i Proci (caos contrapposto a Logos, ovvero rivoluzione prima della restaurazione?) anelano alla mano della Regina Penelope; Telemaco, il figlio dell’assente, chiede a Femio, il cantore dalla bocca divina, di colmargli questo senso di orfanità cantandogli le imprese del padre e il suo “difficile ritorno”.
È l’assenza, la mancanza, la distanza il motore di tutto. Il canto, il racconto, la memoria evocano l’assente. È il teatro che cerca di colmare, per quanto possibile, la nostra orfanità, la distanza che ci isola.
Con Alice Reginelli; Giovanni Di Donato; Sofia Aielli; Gianmaria Frascarelli; Lorenzo Cacciatore; Michele Spadino; Daniel Centofanti; Keila Vignone; Arianna Di Ventura; Mattia Lupi; Khadija Boye; Micaela Bellante; Gloria Cacciatore; Sofia Valentini; Miriam Parente; Sofì Prifti.
Coordinamento artistico Mirella Clemente e Mario Fracassi